I sintomi tipici sono un dolore nevralgico, con crampi spontanei, bruciore, sensazione di scossa alle dita quando si cammina più a lungo, ipoestesia o di iperalgesia; non di rado il paziente descrive la sensazione di “un qualcosa di estraneo” sotto il piede, che talora scompare da solo con uno “scatto”. Ciò succede specie con scarpe strette, ma poi nel tempo il disturbo si scatena per una miriade di fattori, fra i quali la guida, lo scarpone da sci, la corsa ed il ballo.
Dal punto di vista etiopatogenetico la sindrome si sviluppa per un restringimento del canale anatomico fra i metatarsi, costituito dalle due teste metatarsali lateralmente, il legamento intermetatarsale superiormente, la fascia plantare profondamente.
Per questa ragione la sindrome di Civinini-Morton è accomunata alle neuropatie da intrappolamento, di cui la più nota è la sindrome del tunnel carpale della mano.
Nella sindrome Civinini-Morton si riconoscono fondamentalmente tre stadi:
a. lo stadio di nevrite, in cui il nervo è infiammato ma non vi è ingrossamento;
b. lo stadio di neuroma piccolo (sotto gli 8 mm) potenzialmente reversibile, associato ad una fibrosi perineurale;
c. il neuroma vero e proprio superiore agli 8 mm.
La diagnosi è innanzitutto clinica, con accurata raccolta dell’anamnesi e visita ortopedica minuziosa. Si cerca la sede del dolore, si eseguono i test di provocabilità (tipico il click di Mulder), si devono escludere altre patologie in diagnosi differenziale, quali la capsulite meccanica con sinovite, tipica del dito ad artiglio in fase di sviluppo, le fratture da stress, le deformità biomeccaniche più classiche dell’avampiede quali l’alluce valgo, la sindrome del tunnel tarsale.
La conferma diagnostica si avvale in primis dell’ecografia, che va eseguita con mani esperte e sonda specifica. Nell’esame, che viene condotto con scansioni longitudinali e trasversali, si individua una piccola massa iperecogena intermetatarsale, ben distinta dall’osso, dal grasso e dal piano dei flessori.
Numerosi dati in letteratura confermano una affidabilità di questo esame superiore all’ 80%. Con questa tecnica è possibile eseguire anche un test dinamico, analogo a quello clinico, che può differenziare piccole masse iperecogene di natura neuromatosa, da altre quali cisti tendinee o borsiti.
In casi dubbi il ricorso alla Risonanza Magnetica è inevitabile, specie quando vi siano sospetti relativi a patologia ossea od articolare associata.
Nello stadio a) si cerca di curare la sindrome con plantari, anti-infiammatori, fisioterapia e infiltrazioni locali.
Nello stabio b) ci si affida ad una, neurolisi chimica utilizzando alcool o fenolo. La tecnica più moderna ed efficiente è quella con alcolizzazione ecoguidata, che offre affidabilità e precisione.
Consiste nell’iniettare con un ago con siringa nel neuroma, osservando le consuete norme igieniche, di sterilità e tecniche previste durante la procedura, l’ alcool e anestetico locale con cadenza prevista dalla metodica e cioè una infiltrazione ogni 2 settimane.
In genere con 2/3 trattamenti vengono riferiti risultati eccellenti nell’ 80% dei casi, senza significativi effetti collaterali e senza precludere un eventuale successivo intervento.
Per sfruttare al massimo i vantaggi di questa terapia, senza rischi importanti, è opportuno attenersi non solo alle norme di sterilità, ma rispettare le indicazioni e soprattutto le controindicazioni.
Si specifica inoltre che l’ utilizzo dell’ alcool per via iniettiva rientra in quegli utilizzi detti OFF LABEL cioè al di fuori dall’ indicazione terapeutica prevista, ma la cui efficacia è supportata dalla pratica clinica e dalla letteratura scientifica.
I rari effetti negativi sono presentati da adipolisi localizzata per sofferenza delle parti molli dell’interspazio, iperestesia per dolore neuropatico da de-afferentazione, mancata scomparsa dei sintomi dopo il trattamento, atteggiamento a griffe delle dita per sofferenza della muscolatura intrinseca dell’interspazio, infezione superficiale o delle strutture molli adiacenti al siti di infiltrazione.
Nello stadio c) il trattamento di scelta è quello chirurgico di asportazione del neuroma anche se un primo trattamento con alcolizzazione secondo alcuni autori ha una percentuale di successo del 60 – 70%.
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