Se il soggetto è grosso le radiazioni devono essere più penetranti, se si tratta di un organo con movimento involontario come il cuore il tempo di esposizione ai raggi è minimo, se il soggetto è fermo il tempo di esposizione può essere più lungo e l’immagine che ne risulterà sarà più definita. Le immagini vengono poi immagazzinate nella memoria del computer ed elaborate per dare maggiori informazioni.
Ci sono tre tipi di radiologia:
La risonanza magnetica aperta permette di vedere l’interno del corpo umano esponendolo a campi magnetici non pericolosi. Non ha controindicazioni, ma ha un costo elevato. Fornisce immagini tridimensionali e viene usata in molti campi della medicina.
La tomografia assiale computerizzata, più comunemente conosciuta come TAC, sfrutta invece i raggi X per ottenere immagini tridimensionali di aree anatomiche specifiche del corpo umano e permette di studiare lo stato di salute degli organi interni, delle ossa, dei vasi sanguigni e dei linfonodi. Ha costi alti e comporta rischio radioattivo.
La radiografia tradizionale, a differenza dalla TAC, genera immagini bidimensionali.
L’ecografia è una indagine diagnostica che non utilizza radiazioni ionizzanti, ma ultrasuoni. La materia oppone resistenza ad essere attraversata dagli ultrasuoni: i tessuti del corpo umano hanno una resistenza diversa l’uno dall’altro ed è per questo che l’ecografo riesce a vedere cose che la TAC non vede. Maggiore è la frequenza degli ultrasuoni e maggiore è la capacità di penetrare nei tessuti.
La medicina nucleare utilizza sostanze radioattive a scopo diagnostico, terapeutico e di ricerca biomedica. Tali sostanze, dette radiofarmaci, non vengono usati solo in campo oncologico, perchè a secondo del farmaco utilizzato permettono di vedere cose diverse. Attualmente quasi tutti i farmaci usati hanno una durata delle radiazioni molto bassa.
Negli anni vi è stato un aumento della spesa sanitaria legato all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche, oltre che all’incremento delle tecnologie sanitarie. In ambito pediatrico venne proposto nel 2015 di implementare nuove tecnologie, tenendo però in considerazione tutti i fattori di rischio, tra cui: l’età dei pazienti, la radioesposizione, la dose di farmaci e mezzi di contrasto e la necessità di sedazione. Per il momento questo obiettivo si è realizzato con apparecchiature tecnologicamente avanzate, diagnosi accurate e riducendo la dose di radiazioni. La prospettiva per il futuro è di creare, con il miglioramento delle reti telematiche, la messa in rete degli ospedali pediatrici italiani per costruire un data-base nazionale della diagnostica delle patologie oncologiche pediatriche, che potrebbe facilitare la consultazione dei massimi esperti di radiologia pediatrica in modo da evitare spostamenti ai piccoli pazienti e la ripetizione di esami già eseguiti.
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